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Per celebrare il bicentenario della prima pubblicazione postuma dell'ultimo capolavoro di Jane Austen, "Persuasione" (1818), Alessandra Quattrocchi ci invita a mettere per un attimo da parte la brillante Elizabeth Bennet di "Orgoglio e pregiudizio" per concentrarci invece sulle "eroine silenziose degli ultimi tre romanzi: la riservata Jane Fairfax di "Emma", la taciturna Fanny Price di "Mansfield Park" e la contegnosa Anne Elliot di "Persuasione". Sono giovani donne segnate dalla solitudine emotiva, dalla fragilità economica, dalla vulnerabilità della loro condizione di orfane con scarso o nullo status sociale, che potrebbe facilmente condurle verso la catastrofe dello zitellaggio, condannandole a essere povere e invisibili. È il lato oscuro di Austen, quello che emerge dalle protagoniste. E anche i lieti fini - quei matrimoni risolutori che concludono i tre romanzi - appaiono qui più come una soluzione fortunosa, che come coronamento di una vicenda romantica.